Storia di SopraMonte
tramandata oralmente dal vecchio Urrin ScorzaDura
by Dionix

Il villaggio di SopraMonte
prima parte
seconda parte
albero genealogico
mappa interattiva

“Come dici? Ah sì, SopraMonte… bel posto, néh? Era da tanto che la nostra comunità non trovava una pianura così vasta e fertile in cui stabilirsi…”
“Ma nonno, c’è foresta tutt’intorno!”
“Eh? Foresta? Sciocchezze, tu non sai nemmeno cos’è la foresta! SopraMonte sta in pianura, dai retta a me, mi ricordo benissimo il momento in cui siamo arrivati: ero praticamente sveglio e ho piantato io la prima trave! No aspetta quello era stato a TerraRossa… ah, i fiori di TerraRossa! Te ne ho mai parlato? Ci si potevano veder dentro i colori del cielo e quelli del mare…”
“Anche Lena oggi ha preso dei fiori nel bosco, li hai visti? Se li è messi tra i capelli, sono bellissimi, io credo che…”
“Sciocchezze, sciocchezze, quelli di AlberoVecchio erano fiori! Come quelli che ho preso sulle sponde del lago… del lago… ma com’era… ah ecco, del lago AcquaScura! Quando quel pesce enorme… Barbiglio, sì, mi stava per ingoiare! Ma non era un vero pesce, io lo sapevo nèh, era un elfo bellissimo trasformato da una strega…”
“Nonno nonno, eravamo a Sopramonte…”
“Certo, e smettila di distrarmi! SopraMonte, sì… questa pianura fantastica! Se le mie gambe mi permettessero ancora di girarlo tutto –eh ci metterei dei giorni, ma ne varrebbe la pena- non sarei certo qui su una sedia… ancora ricordo quando lo fondammo! Ero quasi sveglio e ho piantato io la prima trave… no aspetta quello era a CaseScure… eh a CaseScure che castagne! Grandi come mele… e sane, nemmeno uno di quei maledetti bruchi! Dei faggi altissimi, e…”
“Nonno, e dopo la prima trave?”
“Ma che domande! E dire che sei un PelleChiara! La seconda trave, ovvio! E dopo la terza, e dopo ancora la quarta; poi si deve iniziare a fare innanzitutto il tetto con lo spazio per la canna del camino, poi le pareti esterne; dopo, quelle non portanti, le interne; e poi... beh poi ognuno fa un po’ come vuole, tanto danni non può farne, la struttura è già in piedi. Questo è il metodo che usava già mio padre, e prima di lui suo padre, e via indietro nei tempi… non dirlo in giro, ma credo sia stata Yondalla stessa a suggerire alla nostra gente il metodo per costruire le case più comode e resistenti del mondo! Ti ho già parlato del terremoto del ’43? Sembrava di essere alla fine del mondo! Scossoni lunghi dei minuti, e…”
“E dopo le travi e il tetto? Avete riposato?”
“Cosa sentono le mie orecchie! Riposare! O santa pazienza, ma voi nuovi nati non sapete proprio nulla! E se si metteva a piovere? E se arrivava un branco di lupi affamati? E se arrivava qualcuno che abitava lì vicino? Come quella volta in cui stavamo per stabilirci a mezza giornata di cammino da un campo di orchi! E sai che gli orchi se li mangiano gli …”
“Tutta la notte a lavorare quindi?”
“Eh? A sì, sicuro! Si arriva la mattina presto, e i cinque halfling più in forze abbattono cinque alberi, ma di quelli grandi nèh!; intanto altri due o tre liberano il terreno dagli arbusti e iniziano a tracciare per terra i confini del capanno; poi scavano quattro grosse buche per terra, così profonde che non si vede nemmeno il fondo, e ci mettono dentro i quattro tronchi, in modo che due a due si tocchino in alto. Il quinto viene messo in alto, parallelo al terreno, sorretto ai due lati dagli altri quattro; e poi via a raccogliere rami e fronde per fare il tetto e le pareti… solo quando il capanno ha tetto e pareti finite –e bada che deve essere un capanno grande, perché dentro ci deve stare tutta la nostra comunità per diversi giorni! – si può riposare! Spesso si lavora senza sosta il giorno, la notte alla luce delle lampade e pure il giorno dopo! Una volta mi ricordo che abbiamo lavorato anche la seconda notte, e poi…”
“E fatto il capanno?”
“Fatto il capanno? Fato il capanno viene fame! E si mangia, per tutte gli alberi della foresta! I primi giorni sono le donne che portano bacche e funghi raccolti in giro, mentre gli uomini dissodano la terra e seminano le prime colture; a volte si mangia anche un po’ di carne, uccidendo un maiale di quelli che ci portiamo sempre dietro, o qualche gallina, ma quelle sono molto più preziose per le uova. Appena i primi campi sono pronti, gli uomini iniziano a costruire le vere case: ogni capofamiglia ha l’ultima parola per decidere la struttura e la grandezza della sua casa, e gli altri uomini lo aiutano a turno nella costruzione. Una volta che ciascuna famiglia ha la sua casa, ognuno fa un po' quello che gli pare: chi fa il contadino nei campi comuni; chi si occupa di andare a far legna; chi alleva i maiali, le galline e qualche altro animale; chi fa il fabbro, chi va nella foresta a cacciare selvaggina. Spesso c’è anche qualche giovane che cerca di farsi un pisolino sotto un albero: ma appena il padre lo scopre di solito finisce a pulire i maiali per tre giorni!”
“Ma da quanto esiste il villaggio di SopraMonte?”
“Allora vediamo… l’anno delle pioggie… quello dell’incendio… poi la luna rossa… altri tre… direi trentasei anni, sì, trentasei! Mica male, nèh? Da AlberoVecchio ce ne siamo dovuti andare dopo dieci anni nemmeno, quando quella maledetta tribù di goblin ha deciso di attaccarci… cheschifo, ti ho mai detto di quanto puzza un goblin da vicino? E’ un odore a metà tra quello dei maiali e quello …”
“Nonno, ma in quanti eravate a fondare il villaggio?”
“Eh? Il villaggio? Quanti? Ah sì, tanti diamine, tanti! C’eravamo io, poi… i vecchi Malio e Tillo… poi… ehm… ah sì… coso… ma come si chiamava? Dài… coso!”
“Non è che hai un qualche libro su cui sono segnati i nomi?”
“Per tutti i maiali del mio recinto, certo che ce l’ho! Prendimelo… è lì, su quello scaffale! No, non quello, quello sopra! Ah sì, ecco… portamelo qui, bravo! Guarda, i nomi scritti in grosso sono quelli delle famiglie! Quelli calcati bene appartengono alle persone che fondarono il villaggio insieme a me! Quelli più leggeri sono dei bambini nati nel corso degli anni… ah, i bambini, il tesoro del villaggio! Non ti ho mai detto di quella volta che stavano per essere rapiti tutti da un’orda di nani di fosso che stava per …”
Ecco l'albero genealogico degli abitanti di SopraMonte, Luc!
“Nonno, la mamma mi chiama! Adesso credo sia pronta la cena… posso tornare domani vero? Così magari mi dici anche di quella volta che Bitto ha portato la bomba al villaggio!”
“Ah sì sì, la bomba! Ma mai quanto quella volta che mio cugino rubò tutti gli archi dei cacciatori e li rivendette a quella carovana di …”
“Ciao nonno,a domani!”
“… come dici? Sì, sì… poi presi un sasso e glielo piantai in mezzo agli occhi, ci puoi giurare! Ah, da quel momento quello spilungone ci pensò due volte prima di chiamarmi ancora mezza calzetta, sicuro……”


I primi fumi iniziavano a uscire dai comignoli sui tetti delle case: come ogni mattina, il calore del fuoco allontanava il freddo della notte. L’inverno era alle porte, e il clima stava repentinamente mutando: in poco tempo una soffice coltre bianca avrebbe coperto tutto, cambiando lo stile di vita di tutta la comunità halfling di SopraMonte.
Il vecchio Urrin ScorzaDura ne aveva passati molti di inverni, e l’esperienza gli aveva insegnato tutta una serie di trucchi senza i quali probabilmente non sarebbe riuscito a tirare avanti da solo… del resto lui non avrebbe mai accettato la presenza di un estraneo in casa sua tutto il giorno, eh no!, si ripeteva fra sé e sé mentre indossava le sue pantafole in pelle di drago rosso.
Pelle di drago? No, forse doveva essere una più modesta lepre fulva… ma chi se ne importava, concluse contrariato: fosse quello che fosse, tenevano caldo e a lui bastava questo. Spostando col piede la porticina della stufa intravide dei riflessi rossi incandescenti filtrare da sotto uno strato di cenere: come sempre, il massiccio pezzo di quercia che aveva inserito la notte prima era bruciato lentamente, e gli effetti benefici di questa quieta combustione si manifestavano in un diffuso tepore che permeava tutta la stanza. Con un sorriso di soddisfazione lanciò dentro un paio di pezzi di faggio, ed entro breve guizzi di fuoco si riflettevano su tutte le pareti. Prese l’uovo che la sera prima aveva avuto premura di prendere dalle sue galline e lo immerse in una vecchia pentola annerita piena d’acqua, che gli era compagna da decine di anni; poi mise tutto sul fuoco e si stiracchiò, avvicinando le mani ancora intirizzite alla stufa, dalla quale iniziavano a provenire gli scoppiettii della legna.
Indossati i suoi vestiti pesanti, mentre attendeva che la sua colazione fosse pronta iniziò a dare una sbirciata fuori dalla porta: come ogni mattina dedusse che era stato uno dei primi ad alzarsi, o comunque sicuramente il più veloce ad accendere il camino, dato che solo adesso da alcuni uscivano degli incerti sbuffi di fumo… rabbrividì pensando a come dovesse essere freddo in quelle stanze, con la stufa rimasta spenta da diverse ore. Il rumore dell’uovo che sbatteva contro le pareti della padella lo riportò velocemente alla realtà: odiava le uova troppo cotte, e da quando l’acqua iniziava a bollire non doveva assolutamente trascorrere più di un minuto, altrimenti *zak* la fritttata era fatta – o meglio l’uovo sodo, pensò divertito.
Aveva appena preso il pepe dalla dispensa quando sentì in lontananza il rumore di una porta che si chiudeva sbattendo, seguito a breve dalle urla di una giovane donna… quella doveva essere Cilia. La sua vista era da parecchio che non lo aiutava più, ma in compenso l’udito era andato via via migliorando nel corso degli anni -cosa molto strana per un halfling della sua età- e gli permetteva di avere quasi sempre una chiara visione di quello che gli stava attorno. Che poi di questa visione se ne perdesse lui stesso dei pezzi, dimenticandoseli o peggio interpretandoli a suo modo, beh quello era un altro discorso.
Non aveva ancora iniziato a mangiare quel dannato uovo che le sue orecchie lo avvisarono nuovamente di qualcuno che si avvicinava a passi veloci a casa sua. Saltò in piedi di scatto: orchi! Allora aveva ragione: quei maledetti li avevano trovati anche lì! A malincuore impugnò la sua vecchia padella e si mise davanti alla porta, roteandola sopra la testa, pronto a colpire.
Si sentì bussare.
Questa era bella. Un orco che bussa? Forse non era un orco… era qualcosa di peggio! Che fosse quel folletto che aveva incontrato in un bosco anni e anni fa, e gli aveva tagliato un baffo solo per dispetto? Per liberarsene aveva dovuto dare un maiale a quel raccontafrottole di Bitto, che in cambio gli aveva dato il suo "Amuleto Allontana Folletti"… oppure poteva essere uno spirito della foresta! Quelli sì che erano pericolosi, si trasformavano in quello che volevano e appena ti distraevi… però erano rari, no… magari uno gnomo burlone? Oppure…
Sentì che una mano gli tirava la giacca.
“Nonno nonno allora me la racconti la storia della bom.. ma perché hai una padella sopra la testa?”
Era quel piccoletto di Luc PelleChiara… gli pareva di averlo visto di recente, ma se fosse stato ieri o un mese fa, beh questo non avrebbe saputo dirlo. In ogni caso gli faceva piacere sentirsi chiamare nonno, anche se lui tutto era tranne che suo nonno: almeno era un riconoscimento alla sua venerabile età.
Ma com’era entrato Luc? In effetti la porta era aperta… maledetti pensieri, pensò adirato, un giorno o l’altro finirò per dar fuoco alla tovaglia mentre cerco di ricordare se quel cornuto d’un drago aveva tre o quattro teste, ah!
“Come dici? La pentola? Ah ehm, sì… è ora di colazione, no? Stavo preparandomi da mangiare, se non è di troppo disturbo per la tua testolina, imbranato d’un PelleChiara!” gli rispose corrucciato. Ma subito aggiunse “Tu hai già mangiato, nèh?”
Vedendo che il suo piccolo ospite scuoteva la testa, strofinandosi gli occhi ancora socchiusi per il sonno, Urrin gli porse il suo uovo e il pepe. Anzi il pepe se lo riprese, alla fine quella era una cosa da halfling navigati, mica da infanti.
“Vorrà dire che farai colazione alla mia maniera questa mattina! Aspettami qui, che ne vado a prendere uno anche per me…”
“Nonno nonno e la bomba di Bitto?!?”
Il vecchio halfling stava per uscire, ma si fermò sulla porta. “Schiocchezze! Ma che bomba e bomba, era solo un pezzo di ferro con della polvere colorata dentro! Lo dissi chiaro io che non era saggio accenderla nella piazza del villaggio, ma no!, tutti in preda all’euforia! Gli sta giusto bene aver dovuto riverniciare per tre giorni la facciata principale del tempio di Yondalla…”
Intanto Luc aveva ripreso il libro-anagrafe del giorno prima e lo scorreva veloce, scoprendo che in effetti sapeva associare un volto a quasi tutte quei nomi. Quasi.
Nel libro trovò anche quella che sembrava una piantina del villaggio, e iniziò a indicare luoghi e case a raffica: ad ogni sua domanda, la calda voce dello zio gli rispondeva, dicendogli più o meno sempre quello che voleva sapere…

Ecco la mappa del villaggio di SopraMonte... indicami il posto di cui vuoi saperne di più, piccolo Luc, e vedremo se la mia memoria ci può aiutare...