La Campagna le avventure

La Scorta

Il tempo passava, e gli anni scorrevano veloci (Cronache e Leggende). Ormai Castel Blackhound era diventata a tutti gli effetti una casa per i nostri eroi, e la gente che vi abitava una famiglia. Le cose andavano bene, anche se i fantasmi del passato incombevano sempre vivi nei ricordi di Haluin, Landar, Merryl, Barlum e Alexander. La monotonia del castello venne scossa nei primi giorni di giugno dell'anno 1371 dall'arrivo di un gruppo di viandanti, i quali chiesero ospitalità per la notte. Lord Tharyen concesse loro ospitalità, e gli uomini cenarono nella mensa comune, silenziosi e appartati; ma quella sera stessa fu chiara la loro identità, quando Lord Tharyen convocò i più alti in grado al castello: i viandanti giunti quella sera non erano altro che Re Arkhan, suo figlio il principe Valnir, Sir Fardell, Generale dei Figli della Luce e guardia del corpo del re, accompagnati da un manipolo di paladini. Come lo stesso Re ebbe modo di rivelare, erano diretti alla Foresta di Vesve, per l'annuale concilio degli elfi, al quale lui come Re di Flanaess era stato invitato. Quell'anno aveva deciso di portare con se (oltre al fedele Sir Fardell e ai paladini di scorta) anche il principe, suo unico figlio ed erede al trono: ovviamente la missione era segreta, e per questo motivo il re e la sua scorta si erano cammuffati da viandanti e avevano abbandonato la capitale in segreto due giorni prima. Lord Tharyen, come segno di ospitalità, offrì al re una scorta aggiuntiva, come segno di gentilezza e fedeltà al sovrano, e così Landar, Merryl, Alexander, Barlum e Haluin il mattino dopo partirono a cavallo in direzione nord-ovest, accompagnando il Re alla Foresta di Vesve. Durante il viaggio ebbero modo di parlare con alcuni dei paladini, e vennero così a sapere che quel viaggio aveva anche dei risvolti diplomatici: in vista della guerra con il SUltanato di Zeif ora più che mai l'alleanza con gli elfi andava rinsaldata, in modo da averli al proprio fianco in futuro per difendere il regno. Il viaggio non proseguì bene purtroppo, poichè un gruppo di briganti (rivelatosi poi agenti della Kamala in incognito) assaltò la compagnia, ma venen ricacciato; da quel momento Sir Fardell istituì delle avanguardie in modo da evitare ulteriori sorprese, e altri agguati furono evitati. Arrivati sani e salvi a Chedl, il gruppo trovò alloggio alla locanda "Il Pescespada": ma anche qui durante la notte qualcuno attentò alla vita del re. I paladini, grazie ai loro poteri, percepirono in tempo il pericolo e in men che non si dica si lanciarono seguiti dal resto del gruppo nella stanza del loro re, dove aveva fatto irruzione un sicario. Vistosi alle strette, l'assassino fuggì dalla finestra ma dopo un breve inseguimento per le strade di Chedl fu raggiunto e ucciso da Merryl e dai paladini: sul suo corpo Merryl trovò delle misteriose fiale, e una volta tornato alla locanda fece compagnia a Sir Fardell ponendosi a guardia delle stanze del Re. Il mattino dopo si ripartì, e finalmente nel pomeriggio la grande Foresta di Vesve apparve all'orizzonte; giunti al limitare del bosco il gruppo fu accolto da un gruppo di elfi armati, capeggiati da una stupenda elfa, Daera Greendale, il Comandante della Legione d'Avorio, la guardia scelta di Re Almedin. Finalmente al sicuro da briganti e assassini, al Re e alla sua scorta non rimase altro che seguire Daera e gli elfi nella foresta, fino ad arrivare alla stupenda città di Synderil,Synderil unica nel suo genere per bellezza e splendore: costruita interamente sugli alberi, le abitazioni e le altre strutture della città si fondevano armoniosamente con la natura, dimostrando in maniera perfetta come la razza elfica sia legata alla foresta stessa e viceversa. Il gruppo fu ricevuto nel palazzo reale da Re Almedin in persona nella grande salone del Trono d'Avorio, situato nel cuore di un'enorme quercia vecchia di 3000 anni. Un pò a disagio in mezzo a tutti quegli elfi (tutti tranne Merryl che invece era entusiasta della cosa) i nostri incontrarono però una vecchia conoscenza: Firaf, l'elfo cieco salvato dalle grinfie dei goblin durante la fuga dal Gallo d'Oro, era lì come rappresentante della comunità elfica della Foresta dei Rovi. Mentre parlavano dei vecchi tempi e dello scampato pericolo, Firaf rivelò ad Haluin che c'erano dei problemi nel Ket, cattivi presagi si affacciavano sulla valle, e che proprio l'indomani, alla presenza del consiglio, ne avrebbe parlato al Re. La rimpatriata fu interrotta dalla cena, e i nostri ebbero modo di assaggiare molte specialità elfiche e di fraternizzare con Daera, la quale essendo l'ambasciatrice di Re Almedin tra gli umani era ben disposta a intrattenenere gli ospiti e a fare amicizia. Sul finire della cena inoltre Re Almedin chiese ad Alexander (che per il ricevimento era stato obbligato da Haluin e Landar a lavarsi)di mostrare Daedral, la sacra spada d'argento: a quanto pare gli elfi erano a conoscenza del fatto che la spada fosse in mano a un uomo, ma accettavano la cosa come volontà della spada stessa, e permisero ad Alexander di tenere l'arma. Prima però Daera chiese di provare la lama, e tutti i presenti ebbero una prova del perchè la donna era la migliore spadaccina degli elfi: con un singolo colpo tranciò perfettamente in due parti una bottiglia di vetro. Quella notte Alexander distrusse diverse bottiglie nel tentativo di ripetere il gioco d'abilità fatto da Daera... Ma quella stessa notte altri avvenimenti scosserò la tranquillità della foresta: uno degli elfi di guardia alle stanze di Re Arkhan prese in ostaggio il Re (il quale sembrava drogato o sotto l'effetto di qualche incantesimo) e, minacciando di ucciderlo, si allontanò a cavallo dalla città, tenendolo come ostaggio. Mentre l'intera guarnigione elfica si mobilitava silenziosamente per intercettare l'elfo traditore, Haluin si lanciò volando al suo inseguimento: neanche la magia riuscì però a fermarlo, poichè sia l'elfo che la sua cavalcatura sembravano completamente insensibili al dolore fisico. Alla fine, caricandolo volando, Haluin riuscì a disarcionarlo proprio al limitare della foresta: lì nel frattempo erano giunti Daera e gli altri, accompagnati da un gruppo di arcieri elfici. L'elfo traditore non sembrava minimamente intenzionato a scappare, ma davanti a un suo tentativo di colpire il re non rimase a Daera nulla altro da fare che ordinare di scoccare. L'elfo morì, trafitto da decine di frecce, ma un secondo prima di essere colpito e morire sul suo viso apparve uno sguardo sbigottito e incredulo, come se non capisse cosa stesse succedendo. Il re fu ritrovato svenuto poco distante, e ancora shockati dalla cosa tutti fecero tristemente ritorno a Synderil. Un elfo della Foresta di VesveLa stessa Daera appariva turbata: conosceva bene quell'elfo, ed era uno dei più fedeli e leali servitori di Almedin...non riusciva a capacitarsi del suo tradimento. Il giorno dopo, 15 Giugno, si diede inizio al Gran Concilio degli Elfi: Re Almedin, Re Arkhan e i delegati delle comunità elfiche sparse nelle varie foreste di Flanaess si riunirono nella Sala del Concilio, sulla sommità del Palazzo Reale di Synderil. Purtroppo era destino che il Concilio non si riunisse: dopo qualche minuto dall'inizio della riunione una potente deflagrazione scosse l'albero su cui si ergeva il Palazzo Reale, e la Sala del Concilio esplose tra fiamme e fumo. I soccorsi giunsero al più presto, ma nella Sala la situazione era tragica: molti elfi erano morti, e Re Arkhan era stato ferito da una spada. Haluin, ricordandosi di aver visto la lama sporca di sangue di una guardia che scendeva le scale che portavano alla Sala poco dopo l'arrivo dei soccorsi, si lanciò al suo inseguimento, e Merryl, Landar, Alexander, Barlum e Daera gli corsero dietro. L'elfo prese un cavallo e partì a spron battuto verso l'interno della foresta: qui, tallonato dal gruppo, si fermò in una radura per fronteggiare i nemici. Lo scontro sembrava facile, ma in quell'elfo c'era qualcosa di strano: i suoi occhi di ghiaccio, freddi e spietati, avevano qualcosa di innaturale. E a quel punto tutto fu chiaro: sin dal loro primo scontro con i briganti lungo la strada per Chedl nella scorta di Re Arkhan si era infiltrata un'entità, nota come il Cacciatore, la quale aveva preso possesso del corpo e della mente del Principe Valnir. Nella notte passata al Pescespada il sicario giunto nella stanza del Principe era venuto non a uccidere Valnir, bensì a portare delle fiale di veleno al Cacciatore-Valnir; il Cacciatore era poi giunto a Synderil, nascondendo la propria presenza ai paladini e agli elfi: lì aveva preso possesso del corpo di una guardia, e aveva usato il veleno per intontire il Re e renderlo vulnerabile ai suoi poteri. Si era poi diretto verso il confine della foresta, per motivi ignoti, e li aveva ancora una volta abbandonato il corpo posseduto, per entrare in quello del Re, ancora intontito dal veleno. A quel punto il Cacciatore poteva partecipare in prima persona al Concilio, e portare a compimento l'attentato: uscito dal corpo del Re, aveva posseduto il corpo del primo elfo giunto in soccorso, ed era fuggito. Nella radura ebbe inizio il combattimento: l'elfo cadde sotto i colpi del gruppo, ma il Cacciatore entrò nel corpo di Alexander, iniziando a falciare gli alleati del guerriero. Dopo qualche minuto di stallo, il Cacciatore-Alexander sorrise, e disse divertito che era stanco di giocare e che doveva andare, poichè a breve sarebbe esplosa Synderil e tutta la foresta. L'entità abbandonò il corpo di Alexander, scomparendo nel nulla; gli altri tornarono in tutta fretta alla città, ancora in subbuglio per l'attentato: le strade erano piene di feriti, e tutti si davano da fare. Haluin corse nella sala semidistrutta del concilio, dove appiccicato sotto il grande tavolo trovò un impasto contenente una dozzina di piccole sfere, pulsanti di energia magica: era per questo motivo che il Cacciatore era tornato ai confini della foresta prima di possedere il Re, era andato a recuperare quegli ordigni magici in modo da portarli il giorno stesso al Concilio senza destare sospetti. Il tempo scorreva, e a breve quelle piccole bombe magiche dal grande potere distruttivo sarebbero esplose distruggendo tutta la foresta nel raggio di diverse miglia: la fuga non era possibile, e ad Haluin non rimase che evocare Fiamma e affidare alla lupa le bombe: con le lacrime agli occhi il mago salutò l'amica fidata, e la rimandò nel suo piano natio. Dopo qualche secondo la piccola statua raffigurante la lupa divenne incandescente ed esplose in mille pezzi. Synderil era salva, ma il prezzo pagato era stato alto. Il giorno seguente si svolsero i funerali dei caduti: le ceneri degli elfi morti (tra cui anche il povero Firaf) furono sparse ai piedi del Grande Albero, e ad esse si aggiunsero i pezzi della statua di Fiamma. L'unione tra elfi e umani era stata rinsaldata, e chi aveva cercato di impedire l'alleanza, distruggere la città e uccidere i due re aveva visto i suoi piani sventati: Re Arkhan e gli altri poterono così far ritorno alle loro case (Cronache e Leggende I, II, III, preambolo a questa avventura).

Personaggi Incontrati: Re Arkhan, Sir Fardell di Rel Mord, Principe Valnir, Daera Greendale, Almedin Re degli Elfi

Luoghi Visitati: Chedl, Synderil, la città degli Elfi nella Foresta di Vesve