La Campagna cronache e leggende

Il Cacciatore - Parte III: Il Cacciatore

Gli ci vollero soltanto 15 minuti per superare le guardie del corpo del suo datore di lavoro, uno schieramento di forze che sarebbe riuscito a scovare qualsiasi intruso e a bloccare l'avanzata di un esercito per ore intere. Ma lui non era una persona qualsiasi: lui era il migliore sul campo, e per questo il capo lo aveva assunto. Certo in passato talvolta c'era stato qualche problema: il capo non approvava che lui desse troppo nell'occhio, ma cosa ci poteva fare, era nella sua natura dare spettacolo, anche sul lavoro. Agire nell'ombra era roba da ladruncoli, ma lui era il migliore assassino sulla piazza, non un semplice topo dei bassifondi; aveva lavorato per quasi tutte le gilde di ladri del regno come assassino, aveva conosciuto re e nobili e ne aveva uccisi una discreta quantità in cambio di denaro e talvolta soltanto per mettere a prova le proprie abilità. Qualcuno lo aveva definito uno psicopatico, "ma ognuno è libero di pensare ciò che vuole" amava dire lui, "basta che ne sappia accettare le conseguenze"; conseguenze che si erano sempre rivelate letali quando qualcuno gli dava del pazzo. La vita non era poi così tanto male dopotutto: intorno a lui gli uomini nascevano e morivano in un battere di ciglia, mentre lui sarebbe vissuto in eterno, diventando sempre più forte, sempre piu' potente. Ormai da qualche decennio si era legato a questa organizzazione, la Kamala: pagavano bene, non erano troppo invadenti e inoltre gli davano sempre lavori intriganti che non lo annoiavano mai. La noia. Questo era il suo peggior nemico: dopotutto per un essere immortale l'unico problema è trovare un modo divertente per passare il tempo. Era ormai arrivato alle stanze del capo, il Capitano degli Scorpioni Rossi, uno dei leader della Kamala e suo attuale datore di lavoro. "Rimarrà mio datore di lavoro solo fino a quando non mi farà arrabbiare" pensò divertito entrando nella stanza. All'interno, in una stanza riccamente ammobiliata, sedeva a una scrivania un uomo dalla corporatura asciutta, pelle olivastra e lunghi capelli neri. Una lunga cicatrice gli attraversava la guancia destra, ricordo indelebile dei suoi trascorsi nei bassifondi della città, quando ancora non era un pezzo grosso dell'organizzazione. "Salve" disse il Capitano rivolgendosi al suo braccio destro "non ti ho mandato a chiamare. Cosa c'è?". Gli bastò osservare gli occhi del suo attendente, un uomo che conosceva da quando era bambino, per intuire che c'era qualcosa che non andava: quegli occhi di ghiaccio non appartenevano al suo amico di infanzia, ma a lui, il Cacciatore. "Se fossi stato pagato da altri per ucciderti saresti già morto" disse il Cacciatore prendendo una mela da una cesta sulla scrivania "le tue guardie non sono molto brave". "Le mie guardie sono brave" rispose il Capitano a disagio "sei tu che sei più bravo di loro. Ti ho già detto però mille volte di non importunare i miei uomini". "Tranquillo capo" rispose l'uomo dagli occhi di ghiaccio "non ho intenzione di far nulla di male al tuo amichetto di infanzia. Dopotutto se avessi voluto fare qualcosa di sconveniente l'avrei già fatto tempo fa non credi?". Il Capitano toccò nervosamente il braccialetto che portava al polso, l'unica protezione che aveva contro il Cacciatore. Era indubbiamente il miglior killer sul mercato, ma ormai il Capitano non riusciva più a capire chi fosse quello sottomesso tra i due: troppe volte il Cacciatore si era dimostrato indisponente e disobbediente, creando non pochi problemi alla Kamala. Presto sarebbe arrivato il momento in cui lui e la Kamala si sarebbero dovuti liberare di quell'"entità", e solo dio sapeva come fare per ucciderlo. "Ho sistemato la storia dei terreni a sud: marito, moglie e bambino. Ora che faccio?" chiese con calma l'uomo dagli occhi di ghiaccio prima di dare un morso alla mela, trovandola decisamente gustosa. Il Capitano cercò di recuperare l'autocontrollo "Abbiamo un lavoro per te". Il Cacciatore lo guardò annoiato "Spero non si tratti di qualche altro mercante o nobilotto…sai sono poco stimolanti” disse prima di addentare ancora una volta la mela “Chi sarebbe?" chiese infine. Il Capitano scarabocchiò su un foglio e lo diede a quello che era il suo migliore amico, o meglio al corpo del suo migliore amico. Il Cacciatore lesse il foglio e sogghignò "Un lavoretto interessante" disse leggendo nuovamente il foglio "Molto interessante. Credo che mi divertiro. Arrivederci capo". L'attendente non si mosse, e dopo qualche secondo si sfregò la testa "Scusi signore mi ha mandato a chiamare?" chiese titubante al Capitano. "No vai pure" rispose il Capitano con un sospiro di sollievo "ora è tutto a posto". L’attendente uscì dalla stanza, cercandosi di ricordare come mai aveva in bocca quel sapore di mela; il Capitano finalmente si rilassò, prese una mela e iniziò a mangiarla con gusto. Il Cacciatore non era piu' lì ora: era sulle tracce della sua preda, e la caccia era cominciata.