La Campagna GDR Zone

Pensieri di un Piccolo Uomo

“Li sveglio tutti nel cuore della notte? Mmmm, forse è meglio se arrivo di giorno urlando “I giganti, ci attaccano i giganti, si salvi chi può!!!!”… o che siano entrambe troppo cattive? Ma come posso fare, alla fine sono passati più di 8 mesi da quando quei pigroni hanno visto per l’ultima volta la mia faccia…”
Erano questi i pensieri che correvano veloci nella testa di Merryl mentre spronava freneticamente il cavallo che aveva voluto scegliere personalmente nelle stalle di Castle BlackHound: probabilmente quello non era l’esemplare migliore, ma era decisamente il più imponente e quello su cui il marchio a fuoco del castello risaltava di più… nemmeno quell’orco accecato che aveva fatto comparire la nuvoletta avrebbe potuto non notarlo!
Erano ormai diversi giorni che viaggiava, dato che fino a quel momento se l’era presa comoda: non aveva voluto affrettarsi per potersi gustare appieno quell’occasione di esplorare foreste sconosciute, vedere nuovi animali e –perché no- farsi qualche riposante sonnellino all’aria aperta, con le voci della natura tutt’intorno a lui. Un paio di volte aveva anche rischiato la pelle, come quando si era intrufolato in quella grossa cavità ai piedi della quercia secolare per vedere quale fosse la creatura che ronfava facendo così tanto rumore: ma sapendo di non avere il supporto del suo potentissimo gruppo, che in quanto a forza, audacia e soprattutto magia non era sicuramente secondo a nessuno, era sempre riuscito a mettere un freno alla sua curiosità, perlomeno nei momenti che sarebbero potuti costargli la vita.
Ma ora che scorgeva già la serie di colline che nascondevano al resto della valle il villaggio di SopraMonte (ma perché “SopraMonte”, si era sempre chiesto fin da bambino? Il monte stava ben sopra al villaggio, mica viceversa… il nome doveva esser stata una delle tante idee balzane dello zio, concludeva ogni volta che faceva questo pensiero) quella calma era sparita tutta in un colpo, lasciando posto a un’irrefrenabile voglia di rivedere i volti familiari, e se il cavallo non fosse stato abituato alle speronate di ben altri cavalieri probabilmente lo avrebbe disarcionato più d’una volta in quei frangenti…
Non ebbe modo di fare un’entrata di quelle che voleva, dato che gli orecchi acuti dei suoi fratelli avevano avvertito la pesante cavalcata del suo animale già quando si trovava ancora a centinaia di metri di distanza, ma l’effetto del suo arrivo fu sicuramente grandioso, dato che nel villaggio non ci fu halfling che non smise immediatamente di fare quello in cui era “occupato” per lanciarsi ad accogliere quello che a prima vista sembrava (ma nessuno sarebbe stato disposto a scommetterci sopra nemmeno mezza pinta di birra) Merryl.
Imponente come poche persone al mondo su quell’enorme cavallo, vestito con un’armatura talmente lucida e ben fatta che nemmeno un Re avrebbe osato desiderare tanto, impreziosito da una collana di denti di bestie feroci che popolavano sicuramente altri piani di esistenza e ingigantito dal mantello svolazzante al vento, quello non era più il giovane GettaCiottoli che avevano conosciuto: doveva essere divenuto il figlio di un drago, discepolo di un avatar o principe di qualche regno esotico.
Solo nella settimana seguente ebbero modo di scoprire che era rimasto il vecchio GettaCiottoli casinista e provocatore che conoscevano fin troppo bene: anzi, in quei pochi mesi era diventato ancora più orgoglioso, vivace e curioso di quando lo avevano salutato l’ultima volta. Eppure non c’era sera in cui tutti non gli si riunissero attorno in circolo appena posava la forchetta e, con un bicchiere in mano, iniziava a raccontare di quella volta che aveva affrontato un leone alato che sparava dalla coda, mettendolo in fuga, o di quando aveva conferito con un saggio ai confini sud del mondo, o ancora di quando era stato attaccato dai pirati, inseguito dai briganti, circondato dagli spettri… nessuno prendeva per oro colato le sue parole, ma le tante cose strane che portava con sé erano un’ottima prova, di cui del resto faceva ampio uso.
Di giorno Merryl si allontanava un po’ e vagava nelle terre circostanti per controllare che tutto fosse a posto –ormai si sentiva un po’ come il protettore del villaggio, che nemmeno un anno prima aveva lasciato come semplice abitante- e quasi sempre, vedendo che nulla era cambiato dalla sua partenza, finiva per sdraiarsi sotto l’ombra di un albero a pensare a quanto aveva vissuto negli ultimi tempi. Quante cose gli erano successe senza che avesse nemmeno il tempo per rendersene conto, e quanta gente valorosa aveva conosciuto! E di molti di questi era riuscito a diventare amico, cosa che più di tutto gli era motivo di gioia e orgoglio… Alexander per esempio: chi avrebbe osato chiamarlo “tappetto” se li avesse visti in giro insieme? Era burbero e orgoglioso (alla fine mica lo aveva ammesso che sarebbero tutti morti in quella stanza piena di acido se avessero continuato a premere il bottone!), ma in una locanda casino come lo faceva lui erano in pochi a saperlo fare! Landar era certamente più equilibrato, persino troppo quieto cavolo!, ma era un’ottima persona e su di lui si poteva sempre contare se la causa era nobile: e poi quella sua divinità gli dava poteri eccezionali, che andavano ben al di là di curare le ferite ricevute in battaglia. Barlum era strano, nel senso che la sua mente sembrava sempre pensierosa e corrucciata, ma al di là di questo non esitava a gettarsi a capofitto nella mischia ogniqualvolta ce ne fosse stato bisogno… chissà però cos’era a renderlo così diverso da Torkyll: forse aveva solo nostalgia di casa. Haluin era sicuramente molto furbo, anzi alcune volte c’era mancato poco che venisse ingannato dalle sue astute parole, ma alla fine era un buon compagno, se per qualche momento avesse smesso di parlare di Wee Jas di qua e Wee Jas di là… ma per diventare maghi e sparare saette e luci bisognava passare tutto quel tempo sui libri e girare dicendo il nome della propria divinità ad ogni frase? Lui Yondalla la ringraziava (o supplicava, a seconda) solo in precise circostanze… mah!
In ogni caso si era fatto l’ idea che quello era un gruppo di persone piuttosto compatto, al di là di quello che poteva sembrare a un estraneo, e tutti in fondo in fondo erano interessati a rimanere insieme e ad aiutare chi di loro fosse rimasto indietro, seppure fingendo di farlo controvoglia… lui allo stesso modo avrebbe fatto ovviamente quello che poteva per aiutare tutti.

Dopo una settimana circa di permanenza, durante la quale si era del tutto riposato, Merryl salutò tutti, rinnovando la promessa di tornare al più presto –ed era una promessa sincera, dato che nessun posto è come casa propria per schiacciare un pisolino!- e magari portare qualcosa di utile per il villaggio.
Veloce com’era arrivato, balzò sul suo cavallo e puntò decisamente verso Castle Blackhound, senza deviare più per le solite foreste: quelle le aveva già viste…adesso era tempo di nuove avventure!