“Chi sei?”
Una domanda tanto semplice ma tanto pregna di significato. Ecco cosa gli aveva
chiesto lo sconosciuto che si parava davanti al nano.
Dalla figura sembrava un nano anch’egli, ma dopo aver visto dei duergar
qua sotto Balik non sapeva cosa rispondere. Poteva essere una trappola, ma non
aveva mai sentito parlare un duergar in comune nanico e poi il suo cuore gli
diceva che poteva fidarsi di quel nano.
“Io sono Balik Ironheart” rispose il nano. Parole che risuonarono
nelle antiche caverne, parole non pronunciate più ormai da tempo immemore.
Parole che ancora erano una ferita aperta nell’orgoglio e nell’animo
del nano.
Quanto tempo era passato dall’ultima volta che era stato nella sua città
natale? Tanto, pure troppo ed ora che si trovava nelle antiche città
naniche sotto le Cristalmyst vicino alla capitale Karlistar, non gli sembrava
vero che lui, il disonore della propria famiglia, avesse avuto il privilegio
di recarsi presso il discendente di re Lothar Spaccacuori e di vedere ancora
dei nani vivi sotto nelle antiche città sede e simbolo una volta della
potenza dell’arte nanica .
Ma una cosa turbava l’animo del nano.
Subito lui e i suoi amici erano stati portati al cospetto del re ed avevano
appreso di una profezia:
Un giorno sarebbe arrivato un nano che avrebbe ristabilito l’ordine e
sconfitto e scacciato per sempre i duergar.
Siccome il nano della descrizione assomigliava a Balik lui era stato investito
di questo compito, ed era diventato per tutti l’eletto.
Manifestazioni di amicizia di solidarietà ma anche di incoraggiamento
venivano da parte della popolazione della città in cui si erano nascosti
i rimanenti nani.
L’unica cosa che nessuno sapeva, però era il suo passato, esiliato,
rinnegato ed abbandonato dal proprio clan.
Come poteva essere lui l’”eletto”, eletto poi da chi?
Da un Dio, da dei saggi, da chi? Se fossero state delle persone si sarebbero
sicuramente sbagliate di nani con la barba rossa ce ne sono tanti!
Da un dio? Ma se gli dei non esistono, fin da giovane ripeteva: “sono
tutte sciocchezze quelle che dite, un’ascia, la birra ed una fucina, sono
le cose per e con cui viviamo.
Ma questo turbamento lo travolse nei successivi 14 giorni che il gruppo rimase
in città.
Ogni giorno la folla, lo osannava, lo idolatrava, voleva dire a tutti guardate
vi sbagliate io non sono quello che voi pensate, io sono un reietto e sono tutto
ciò che la nostra cultura aborrisce.
Ogni giorno passava frenetico, al mattino in fucina a supervisionare i lavori
per le armi dei suoi compagni e nel pomeriggio una capatina al tempio ad interrogarsi
su ciò che stava accadendo.
Non ne capiva il perché ma sentiva che c’era qualcosa di importante,
non sapeva da dove veniva questa sensazione ma sapeva che sicuramente l’avrebbe
guidato al compimento di questa difficile missione.
Questa comunque non era la solita missione, che gli affidava Lord Tharyen, era
qualcosa di più, oltre che avrebbe significato la liberazione delle Cristalmyst
da parte della feccia dei grigi.
E venne il giorno della partenza, tra la commozione dei presenti, che sapevano,
a causa delle visioni del viaggio nel tempo, che tutta la città dei sopravvissuti
era destinata a morte certa, e la confusione nell’animo di Balik.